|
Progetti Realizzati >>>
Progetto di Ricerca PAT
Valutazione del rischio di estinzione
dei prodotti agroalimentari tradizionali delle
Marche
Progetto di Ricerca
realizzato con il sostegno della
Camera di Commercio di Macerata
Premessa
L’economia agricola Italiana sul finire del XIX
secolo si presentava come un sistema frastagliato di
realtà economiche, sociali, produttive. Le tecniche
e le produzioni differivano decisamente sia per le
varie condizioni ambientali che sociologiche legate
in particolare alla storia, alla tradizione a
rapporti economico e sociale: un mondo agricolo
rappresentato da una miriade di prodotti diversi.
Anche per l’Accademia Georgica di Treia questo
secolo è stato il periodo più fecondo, difatti la
nota corrente di pensiero nota come Illuminismo
generò nella sfera politica e sociale uno
scardinamento delle secolari gerarchie fino al
rivoluzionario grido “Libertà! Fraternità!
Uguaglianza!”, che risuonerà anche sui territori
marchigiani al seguito dell’armata napoleonica.
Nel 1778 l’antica Accademia dei Sollevati diventò
Accademia Georgica, sostituendo all’interesse per le
lettere quello per l’agricoltura, interesse
rappresentato nel nuovo stemma raffigurante un
aratro, una colonna di porfido di ordine toscano e,
sopra di essi, il sole fecondatore della terra.
Istituzione moderna e innovativa, prima nel suo
genere all’interno del chiuso e conservatore Stato
Pontificio, ideologicamente vicina al pensiero
fisiocratico e liberista, ha svolto un ruolo di
primo piano nello scardinamento delle vecchie ed
inefficienti abitudini agricole dei proprietari
terrieri e dei coloni e nella profonda
trasformazione della campagna marchigiana in
direzione di un’agricoltura strutturalmente nuova,
tecnicamente più progredita e rispettosa delle
interazioni uomo - ambiente. Fra le numerose
sperimentazioni ricordiamo soltanto quelle che per i
risultati conseguiti segnarono una svolta nel
settore agricolo. Oltre a tentare di migliorare
l’estrazione dell’olio d’oliva, gli Accademici
cercarono di ricavare olio da fonti alternative,
come i granelli d’uva, i semi di rapa, quelli di
lino e quelli di sanguinella. Per la pregevole
qualità degli olii di semi ottenuti Pio VI le
concesse una “privativa per la macinazione dei
vinaccioli e semi di lino”. L’estrazione posteriore
di altri olii dai semi d’altre piante ha tratto
origine dall’iniziativa treiese. Nei primi anni del
XIX secolo, l’Accademia importò, dal Meridione
d’Italia, una foraggera nuova per le Marche, la
sulla e la diffuse nella zona determinando in poco
tempo la valorizzazione agricola d’immense distese
di terreno argilloso e dando un notevole impulso
alla produzione zootecnica. Analoghe attenzioni essa
rivolse verso altre foraggere come l’erba medica, la
lupinella, il lojetto, la verza alta e la rapa da
foraggio. Altri contributi di fondamentale
importanza furono l’introduzione della patata nelle
campagne marchigiane e la compilazione, dal 1799
fino ai primi anni dell’Ottocento, di osservazioni
meteorologiche sistematiche allo scopo di conoscere
gli effetti delle condizioni atmosferiche sulle
colture e sull’uomo. Vanno pure segnalati la
scoperta di un nuovo vitigno, l’introduzione della
coltivazione del tabacco, l’esercizio
dell’apicoltura. Lo studio degli influssi lunari, la
teoria e la pratica di una “via biologica” nella
difesa delle coltivazioni e l’ambizioso progetto di
una pianta agronomica a grande scala con riferimenti
alla geologia, alla pedologia, all’idrografia e alle
altre scienze esatte, al fine di operare la difesa
delle acque, la protezione dei suoli dal dilavamento
e la tutela dei boschi. Le sperimentazioni e gli
studi più interessanti venivano pubblicati nel
“Giornale delle arti e del commercio”, una rivista
che l’Accademia fece stampare nel biennio 1780-81 e
che la rese famosa in Italia ed in Europa.
Oggi che l’economia agricola è inserita in un mondo
industrializzato dove il confronto non è più il
mercato locale o nazionale ma europeo e mondiale il
prodotto tipico, frutto di particolari tradizioni,
legato a luoghi di produzione con caratteristiche
del tutto peculiari a maggior ragione deve
sopravvivere.
Il settore agroalimentare, quale secondo comparto
dopo il metalmeccanico, riveste un ruolo di
particolare rilievo per il nostro Paese dove i
prodotti agroalimentari tipici e tradizionali
possono altamente rappresentare l'immagine del Made
in Italy nel mondo: un volano sinergico nello
sviluppo culturale e turistico.
Il presente progetto orientato alla valutazione del
rischio di estinzione dei prodotti agroalimentari
tradizionale delle Marche vuole altresì proporre il
recupero di quel patrimonio tradizionale che in
questo momento particolare di globalizzazione
alimentare mina anche le conoscenze delle giovani
generazioni.
Secondo la XV revisione (anno 2015) dell’elenco
nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali,
redatto ed aggiornato periodicamente dal Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
(Mipaaf), nelle Marche risultano censiti 151
prodotti agroalimentari tradizionali (non-DOP,
non-IGP) che includono varietà vegetali, razze
animali e prodotti trasformati.
Si tratta di prodotti sui quali, a nostro avviso,
regna complessivamente un alone d’incertezza
riguardo il loro stato di “salute esistenziale”, che
non può essere dedotto in automatico dal semplice
aggiornamento periodico di un elenco nominativo.
In altre parole, riteniamo necessario che accanto
all’aggiornamento dell’elenco suddetto debbano
essere periodicamente monitorate anche le condizioni
agrobiologiche, produttive, economiche e culturali
in cui versano i prodotti in questione, al fine di
porre in evidenza eventuali criticità che possano
compromettere la sopravvivenza, soprattutto nel
breve termine, dei singoli prodotti nei rispettivi
territori di appartenenza e diffusione.
Questo monitoraggio potrà essere effettuato secondo
le modalità di seguito descritte e costituenti le
fasi principali della ricerca che ci proponiamo di
svolgere al fine di contribuire alla tutela e alla
valorizzazione dei prodotti agroalimentari
tradizionali delle Marche.
Il
Progetto
DESCRIZIONE
SINTETICA DELLA RICERCA E SUE FASI DI SVOLGIMENTO
Per poter effettuare una valutazione del rischio di
estinzione dei prodotti agroalimentari delle Marche
si è reso necessario, innanzitutto, conoscere le
principali informazioni a carattere scientifico,
storico, geografico, economico e culturale ad essi
relative.
Questa conoscenza può essere delineata riassumendo
sinteticamente in una scheda, specifica per ciascun
prodotto, le informazioni ottenibili tramite
opportuna interrogazione dei motori di ricerca
internet, che generalmente costituiscono un
“termometro” idoneo a restituire rapidamente una
prima ed attendibile panoramica circa la “salute” di
un argomento fatto oggetto di ricerca. Oggigiorno,
infatti, un argomento che non risulta documentato
nel web fa già suonare un primo campanello d’allarme
circa lo stato di conoscenza, e quindi di
“esistenza”, dell’argomento stesso.
Estendendo questo concetto al prodotto
agroalimentare tradizionale, possiamo dedurre che un
prodotto agroalimentare tradizionale che non ha
visibilità nel web è già di per sé un prodotto che,
accanto ad un elevato “rischio cognitivo”, può
presentare anche un potenziale ed incipiente
“rischio di estinzione”.
La prima fase della ricerca passerà, dunque,
attraverso il recupero di informazioni preesistenti
sui prodotti oggetto della ricerca, da utilizzare
per la realizzazione di una scheda, specifica per
ciascun prodotto, contenente una sintesi delle
principali notizie agrobiologiche, storiche,
geografiche, economiche e culturali ad esso
relative.
Le informazioni disponibili al termine della prima
fase consentiranno di compiere una circostanziata
valutazione dello status di tipicità posseduto da
ciascuno dei suddetti prodotti, che costituisce la
seconda fase della ricerca.
Lo status di tipicità è generalmente delineato in
base al livello di soddisfazione del fattore
genetico-biologico (le peculiarità fisiologiche e
nutrizionali del prodotto), del fattore
fisico-ambientale (le caratteristiche del territorio
di produzione e diffusione) e del fattore
antropico-tradizionale (il procedimento produttivo e
la cultura annessa) attualmente in uso nella
definizione della tipicità di un prodotto
agroalimentare locale, che dovrebbe tenere in
doverosa considerazione anche l’affermazione
commerciale del prodotto stesso.
Sulla base della valutazione dello status di
tipicità dei prodotti agroalimentari tradizionali si
potrà, quindi, procedere con la terza fase,
consistente nello stilare una sorta di “graduatoria
della tipicità” dei prodotti esaminati, che vedrà ai
primi posti i prodotti più stabili in termini di
possesso dei requisiti di tipicità e di affermazione
commerciale e agli ultimi posti i prodotti meno
stabili e, di conseguenza, a maggiore rischio di
estinzione.
La quarta fase della ricerca riguarderà, invece, la
possibilità di valutare ulteriormente i prodotti
agroalimentari tradizionali marchigiani considerati
a maggior rischio di estinzione, approfondendo
aspetti quali la perdita di biodiversità e
l’impoverimento economico e culturale del territorio
di appartenenza.
OBIETTIVI
DELLA RICERCA
L’obiettivo a breve termine della ricerca è stato
quello di divulgare i risultati ottenuti, mediante
la pubblicazione di un volume a stampa curato
dall’esecutore della ricerca ed edito dall’Accademia
Georgica di Treia con il patrocinio della Camera di
Commercio di Macerata ed eventuali soggetti
collaboratori.
L’obiettivo a medio/lungo termine della ricerca è di
stimolare:
- gli organismi pubblici preposti, le associazioni
di categoria e i giovani imprenditori
marchigiani per le produzioni agroalimentari
tradizionali e, contemporaneamente, facilitare
l’individuazione di alcuni prodotti
non ancora censiti che
meritassero l’inserimento nell’elenco delle
produzioni tradizionali.
- gli stessi attori per l’organizzazione di uno
studio dal punto di vista del consumatore che non ha
ancora ricevuto in Italia la dovuta attenzione
attraverso un’ampia letteratura di marketing
finalizzata da evidenziare i seguenti tre
ruoli principali di scelta:
1) la sua natura di segnale di qualità, con valore
predittivo verso altri attributi qualitativi del
prodotto;
2) il suo ruolo simbolico e affettivo;
3) le sue implicazioni etico-normative.
In sostanza sembra evidente come una ritrovata
attenzione nei confronti del consumatore oltre a
contribuire ad una migliore comprensione delle
dinamiche in atto, possa offrire agli attori dei
sistemi locali, che sui prodotti agro-alimentari
tipici puntano per favorire processi virtuosi di
sviluppo, importanti elementi conoscitivi per le
proprie scelte di commercializzazione individuali e
collettive.
Un volano economico che potrebbe sostanzialmente
contribuire alla crescita dell’economia locale non
solo agricola.
LE FASI DI
INTERVENTO DEL PROGETTO DI RICERCA
1. Progettazione di
dettaglio
2. Adempimenti
burocratici/amministrativi
3. Coordinamento
4. Esecuzione del
progetto di ricerca
5. Realizzazione della
pubblicazione finale
IL PROGETTO
DI RICERCA REALIZZATO: RIFLESSIONE DEL RICERCATORE
DOTT. SERGIO SALVI
Lo spunto per la realizzazione di questo studio trae
origine da alcune considerazioni espresse
nell’ambito di una mia precedente ricerca sulle
origini storico-geografiche e genetiche della
varietà tradizionale di frumento “Rieti”, ricerca
che ha inaspettatamente consentito di fare alcune
interessanti considerazioni relativamente alla
nascita del moderno concetto di prodotto tipico, da
me datata alla metà del Settecento[1].
L’attuale concetto di prodotto tipico verte
principalmente sulla soddisfazione di tre requisiti
o fattori che un prodotto agroalimentare deve
possedere per essere considerato tale: il fattore
“genetico-biologico” (che include le peculiarità
fisiologiche e nutrizionali del prodotto), il
fattore “fisico-ambientale” (che tiene conto delle
caratteristiche del territorio di origine) e il
fattore “antropico-tradizionale” (inerente le
conoscenze legate alla produzione e l’annessa
cultura sensu lato)[2].
In aggiunta a questi tre fattori, le considerazioni
da me sviluppate nell’ambito della ricerca sulle
origini del frumento tradizionale “Rieti” hanno
permesso di proporre un quarto fattore, definito
“economico-commerciale”, che il prodotto tipico
dovrebbe soddisfare soprattutto per poter continuare
ad essere sé stesso. In altre parole, un prodotto
tipico persiste e conserva la sua identità se ha
anche un’affermazione commerciale[3].
Un’ulteriore avanzamento del suddetto studio, esteso
ai frumenti tradizionali delle Marche, ha inoltre
dimostrato come, tra le principali varietà
tradizionali di frumento diffuse un tempo nella
nostra regione, ad aver subito un sostanziale
processo di estinzione siano state quelle
caratterizzate dall’assenza di un mercato
significativo (sia esso generico o di nicchia),
capace di giustificarne il mantenimento in
coltivazione, seppure in contesti marginali, nel
corso del tempo[4]. Un mercato
che per mantenersi durevolmente deve a sua volta
trovare una giustificazione nelle prerogative del
prodotto medesimo.
Generalizzando queste considerazioni ed estendendole
a tutti i prodotti agroalimentari tradizionali -
quindi non solo alle varietà vegetali e alle razze
animali, ma anche ai prodotti trasformati - è nata
l’idea di effettuare una valutazione del rischio di
estinzione nella categoria dei PAT (Prodotti
Agroalimentari Tradizionali)[5]
riferibili alla regione Marche.
Secondo la XV revisione (anno 2015) dell’elenco
nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali,
redatto ed aggiornato periodicamente dal Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali
(Mipaaf), nelle Marche risultano censiti 151
prodotti agroalimentari tradizionali (non-DOP,
non-IGP) che includono varietà vegetali, razze
animali e prodotti trasformati. Essi rappresentano
un giacimento culturale dal valore economico ancora
inespresso, con riflessi diretti anche su altri
settori produttivi, come il turismo[6].
Si tratta di prodotti sui quali, a mio avviso, regna
complessivamente un alone di incertezza riguardo il
loro stato di “salute esistenziale”, che non può
essere dedotto in automatico dal semplice
aggiornamento periodico di un elenco nominativo.
In altre parole, si ritiene necessario che accanto
all’aggiornamento dell’elenco suddetto debba essere
periodicamente aggiornata anche la situazione
generale (agrobiologica, economico-produttiva e
persino culturale) in cui versa ciascuno dei
prodotti in questione, al fine di porre in evidenza
eventuali criticità che possano compromettere la
sopravvivenza di questi prodotti, soprattutto nel
breve termine, nei rispettivi territori di
appartenenza e diffusione.
Per poter effettuare una valutazione del rischio di
estinzione dei prodotti agroalimentari delle Marche
è necessario, innanzitutto, conoscere le principali
informazioni a carattere scientifico, storico,
geografico, economico e culturale ad essi relative.
Questa conoscenza può essere riassunta
sinteticamente in un profilo, specifico per ciascun
prodotto, unendo le informazioni già a disposizione
con quelle di più recente acquisizione, ottenibili
mediante opportuna interrogazione dei motori di
ricerca internet, che generalmente costituiscono un
“termometro” idoneo a restituire rapidamente una
panoramica attendibile circa lo “stato di salute” di
un argomento fatto oggetto di ricerca.
Oggigiorno, infatti, un argomento che non risulta
documentato nel web fa già suonare un primo
campanello d’allarme circa lo stato di conoscenza, e
quindi di “esistenza”, dell’argomento stesso.
Estendendo questo concetto al prodotto
agroalimentare tradizionale, possiamo dedurre che se
esso non ha un’adeguata visibilità nel web è già di
per sé un prodotto che, accanto ad un elevato
“rischio cognitivo”, può presentare anche un
potenziale ed incipiente “rischio di estinzione”.
Questo appare particolarmente vero in considerazione
della capacità che il web possiede nel restituire
informazioni relative alla “salute commerciale” di
un prodotto, dato anche il crescente utilizzo di
internet ai fini della promozione commerciale dei
beni.
La valutazione della stabilità esistenziale dei
prodotti agroalimentari tradizionali effettuata nel
presente studio è riassunta mediante l’assegnazione
di un punteggio per ciascun prodotto, nella seguente
maniera: 1 punto per ogni requisito-base di tipicità[7]
soddisfatto, zero punti per ogni requisito-base non
soddisfatto; 1 punto se il requisito
economico-commerciale è soddisfatto pienamente, zero
punti se è soddisfatto solo marginalmente
(borderline), -1 (meno un punto) se non è
soddisfatto. Ad esempio: un prodotto che ottenga il
punteggio {3, -1} è un prodotto dotato di massima
tipicità in quanto soddisfa tutti e tre i
requisiti-base, ma non soddisfa il requisito
economico-commerciale (ossia non è sostenuto da un
mercato apprezzabile), e quindi è un prodotto a
rischio di estinzione. Viceversa, un prodotto che
ottenga il punteggio {3, 1} è un prodotto ad elevata
tipicità e caratterizzato dal possedere un mercato
soddisfacente e costituisce, pertanto, un esempio di
prodotto agroalimentare tradizionale in “buona
salute”, lontano dal correre il rischio di
scomparire proprio perché ha alle spalle un mercato
che ne garantisce l’esistenza.
L’assegnazione dei punteggi permette, quindi, di
elaborare una sorta di “graduatoria” della stabilità
esistenziale dei prodotti esaminati, con ai primi
posti i prodotti più stabili in termini di possesso
dei requisiti di tipicità e di affermazione
commerciale e, agli ultimi posti, i prodotti meno
stabili e, di conseguenza, a maggiore rischio di
estinzione.
La classificazione dei prodotti agroalimentari
tradizionali marchigiani così elaborata dovrebbe
permettere, da ultimo, di approfondire aspetti quali
la perdita di biodiversità e l’impoverimento
economico e culturale del territorio di appartenenza
per i prodotti che si rivelino a rischio di
estinzione.
L’elaborazione e l’attuazione di progetti di
recupero e valorizzazione dei prodotti
agroalimentari tradizionali che risultano
maggiormente esposti a rischio di estinzione
costituisce l’obiettivo a medio/lungo termine che lo
studio in oggetto intende perseguire.
[1] Salvi 2013; Salvi 2014.
[2] Falcinelli, Porfiri,
Torricelli 2013; Salvi 2014.
[3] Salvi 2014.
[4] Salvi 2015.
[5] Riconosciuti dal D. Lgs.
n. 173 del 30 aprile 1998, sono considerati prodotti
agroalimentari tradizionali, da inserire nell’elenco
regionale e nazionale, ai sensi del D. M. n. 350 del
8 settembre 1999, quelli le cui metodiche di
lavorazione, conservazione e stagionatura sono
praticate sul territorio in maniera omogenea e
secondo regole tradizionali, protratte nel tempo per
un periodo non inferiore ai venticinque anni
(www.agricolturaequalita.it).
[6] Vergari 2016.
[7] Genetico-biologico,
fisico-ambientale, antropico-tradizionale.
Ringraziamenti
La presente ricerca è stata sostenuta dalla
Camera di Commercio di Macerata
www.mc.camcom.it
Il volume con i risultati
del progetto di ricerca è stato realizzato con il
sostegno dei seguenti soggetti (in ordine
alfabetico) ai quali vanno i più vivi ringraziamenti
per la loro sensibilità:
Banca di
Filottrano SC
P.za Garibaldi, 26
60024 Filottrano (AN)
www.filottrano.bcc.it
La Banca di Filottrano è nata nel 1952 grazie
all'impegno di gruppi di agricoltori e altri
imprenditori locali, con lo scopo di aiutare e
sostenere le vite delle famiglie e dei lavoratori e
le iniziative economiche delle piccole imprese di
Filottrano. Nell'esercizio della sua attività la
Banca si ispira ai principi della dottrina sociale
cristiana ed ai principi cooperativi della mutualità
senza fini di speculazione privata. Essa ha lo scopo
di favorire i Soci e gli appartenenti alle comunità
locali nelle operazioni e nei servizi bancari,
perseguendo il miglioramento delle condizioni
morali, culturali ed economiche degli stessi.
La Banca non persegue il lucro, non ha azionisti da
remunerare. Non mira quindi a compiere operazioni
che offrono vantaggi economici alla Banca, ma si
preoccupa anche di tutelare gli interessi dei
clienti. Tutto questo si manifesta nel modo di
operare: amichevole e mai burocratico. Oltre a
fornire il più ampio ventaglio di prodotti e servizi
bancari e parabancari, la Banca, con una presenza
costante e attiva nella vita economica e sociale
della comunità in cui opera si propone quale
interlocutore disponibile e fidato per la famiglia
come per gli artigiani, i commercianti, gli
agricoltori e i piccoli imprenditori.
La Banca si propone di crescere insieme alla sua
gente. Anche se ormai utilizza le tecnologie più
avanzate, per essere efficiente e valida
interlocutrice verso i suoi Soci e clienti, tiene
sempre presenti i principi e lo spirito originario
da cui ha avuto vita il movimento di credito
cooperativo a cui aderisce. Per questo si dedica con
impegno profondo nella cura dei suoi clienti ed allo
sviluppo della realtà in cui gli stessi vivono e
lavorano. Una sana tradizione protesa verso il
futuro.
CNA – Macerata
Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della
Piccola e Media Impresa
Via Zincone, 20
62100 Macerata
Telefono 0733.27951
www.mc.cna.it
La CNA è un’associazione di rappresentanza generale
degli interessi delle imprese e degli imprenditori
dell’artigianato e della piccola e media impresa ed
è strumento della loro valorizzazione nella società
e sul mercato.
L’associazione è leader nel supporto
dell’artigianato e della piccola e media impresa,
fornendo un grande Sistema per lo sviluppo, in
continua e necessaria trasformazione, che basa la
propria forza sulla capacità di integrare funzioni
di rappresentanza, erogazione di servizi e
promozione economica per 3300 imprenditori.
La CNA rappresenta presso le istituzioni e presso
gli Enti i problemi dell’artigianato e opera per la
tutela del settore, e promuove politiche di
agevolazione ed opportunità per le piccole imprese
L’organizzazione conta 70 collaboratori, 10
associazioni di mestiere e 10 sedi territoriali.
La Confederazione, storicamente, è strettamente
legata alle diverse problematiche del settore
agricolo, e non può non sostenere la valorizzazione
della produzione agricola, un settore economico
trainante per la nostra regione. In particolare la
salvaguardia dei prodotti tipici agroalimentari può
rappresentare per il settore non solo un rispetto
della storia del territorio e delle sue tradizioni
ma un grosso contributo all’economia locale.
Copagri – Marche
Confederazione Produttori
Agricoli
Sede principale
Via Tiziano, 11 - Ancona
Sede provinciale
Via San Giovanni Bosco, 40 - Macerata
www.copagri.marche.it
La Copagri è nata 1995, anno in cui è stata
riconosciuta nel Consiglio Nazionale dell'Economia e
del Lavoro (CNEL), come organizzazione maggiormente
rappresentativa dei coltivatori diretti, e dal
Ministero del Lavoro quale rappresentanza di rilievo
nazionale e, quindi, autorizzata alla tenuta del
Registro d'impresa per conto dei produttori
associati.
Nelle Marche l’attività della Copagri è
caratterizzata da una moltitudine di eventi con
record di partecipazione volti sempre alla
promozione dei prodotti agricoli e di nuove
produzioni (Birra Agricola) “inventate” da essa
stessa. L’attività di Copagri si distingue inoltre
per un alta e qualificata progettualità per
affiancare gli agricoltori nella riconversione e nel
raggiungimento di un’adeguata redditività aziendale.
Azienda Agricola Si.Gi.
C.da Acquevive, 25
62100 Macerata
Telefono 0733.283164
www.agricolasigi.it
L’Azienda Agricola Si.Gi. dedica la propria
esperienza e la passione a chi vuole riscoprire i
sapori, i profumi e i colori dell'antica tradizione
marchigiana.
I prodotti sono interamente fatti a mano, solo con
materie prime di altissima qualità coltivate
direttamente o da aziende limitrofe con particolare
attenzione alle varietà antiche locali e ai frutti
selvatici che stanno scomparendo dal mercato.
Grazie all’attività dell’azienda sono rimasti in
vita prodotti come le Visciole al Sole, la
Confettura di Fichi Bianchi o “fichi della signora”,
di Morici o more di gelso, di Cotogna e Sapa, il
Vino e Visciole e potrete scoprire anche nuovi
prodotti come la gelatina di lacrima di Morro d’Alba
e il Giuggiolone, il primo vino da dessert fatto con
le giuggiole, vincitore del premio nazionale Oscar
Green nel 2013.
La sintesi del Progetto di Ricerca
Link
Cartella Stampa
Galleria fotografica
|